IL DUBBIO

Racconto pubblicato nella raccolta 1.000 parole di MonteCovello Editore

I primi dubbi le vennero quando Davide cominciò a nascondere il telefonino dalla sua vista. Cristina inizialmente non dette troppo peso alla cosa, anche se dovette riconoscere che era un comportamento che suo marito non aveva mai adottato. Lei, dal canto suo, non aveva mai avuto bisogno di nasconderlo. Anzi, la maggior parte delle volte si dimenticava anche dove lo aveva posato, ed era Davide a ritrovarglielo ogni volta. Vivevano insieme da poco più di un anno e le cose andavano per il meglio. Si erano conosciuti per telefono in un modo tanto incredibile quanto insolito. Lui cliente, lei consulente telefonica di una nota compagnia di telecomunicazioni internazionale si erano messi in contatto a causa di un disservizio a casa di Davide. Disservizio che durò molto più del previsto e che aveva portato i due ad un grado di confidenza più elevato. Avevano cominciato a sentirsi anche fuori il contesto lavorativo e ben presto si erano ritrovati seduti in un bar in centro a sorseggiare una cioccolata calda insieme. Sembrava ieri, invece da quella cioccolata erano passati solo due anni. Tra un giorno Cristina avrebbe compiuto quarantadue anni. La vita matrimoniale insieme era idilliaca e senza particolari intoppi che la minavano inutilmente. E poi era stato lui a proporgliela. Lui, che l’aveva sempre fatta sentire amata come mai nessuno prima. Lui, che era stato capace una sera di cantare Blue Christmas in un ristorante pieno di gente. La gente seduta agli altri tavoli gli aveva pure fatto un applauso, rammentava. Lui, il marito perfetto. Eppure qualcosa si era inclinato inaspettatamente. In un modo tanto subdolo quanto invisibile. La prova definitiva ai suoi dubbi l’ebbe quando una mattina, mentre Davide era sotto la doccia, frugò tra i vestiti del marito in cerca del cellulare. Nei pantaloni, niente. Nella giacca e nel cappotto, niente. Porca miseria! Esclamò sottovoce portandosi il pugno della mano destra alla bocca. Come a soffocare un grido di frustrazione. Doveva esserselo portato con sé in bagno.Seppur in cuor suo sperava non fossi cosi… Si rituffò nel letto quando sentì come una specie di ronzio provenire dal mobiletto dalla parte del letto di Davide. Guardò bene, era il cellulare di Davide! Aveva lo sblocco tramite impronta digitale, ma lo bypassò mettendo il codice pin. Che era sempre lo stesso da anni. Se lo cambio poi rischio di scordarmelo, lo sai come sono fatto! Entrò subito nella galleria di foto, per vedere se c’era qualche indizio. Aveva cancellato qualsiasi fotografia potesse comprometterlo, ne era certa. Nella sua testa non le passò mai l’idea che invece suo marito non la tradisse affatto. Anche questo doveva prevederlo. Si fermò un istante. L’acqua della doccia non scorreva più. Cercò di capire se l’avesse chiusa in quel momento o se, invece, era fottuta. Decise di correre il rischio nonostante potesse ritrovarsi da un momento all’altro suo marito lì accanto a lei, nudo e quella faccia cattiva che faceva quando era arrabbiato. Faccia da demonio la chiamava lei. Da dentro il bagno non giungeva nessun rumore. Velocemente uscì dalla galleria di fotografie e aprì le chat di Whatsapp. Eccola lì, lo sapeva. Non aveva il numero salvato e come foto di profilo c’erano due cuori su uno sfondo nero. Aprì la chat e scoprì, non senza sorpresa, che aveva cancellato quasi tutto. Solo l’ultimo messaggio, appena arrivato, era rimasto in memoria. C’era scritto: “stasera, ti aspetto alle 18 da me. Lo so che non vedi l’ora…”. Ripose il telefono nel mobiletto e si rigirò dall’altra parte appena qualche secondo prima che Davide aprì la porta del bagno. Il resto della giornata Cristina lo passò in casa lottando contro la voglia di chiamare suo marito in ufficio e urlargli chi diavolo fosse quella troia. Non lo fece. Poi un dubbio atroce la travolse. Lui aveva visto che il messaggio era stato visualizzato prima di aprirlo. Non è stupido, a queste cose ci sta attento. Lui sa che io so!!! Cercò una spiegazione razionale per giustificarsi qualora lui glielo chiedesse. Non riuscì a trovarla. Travolta dal panico prese una decisione che non avrebbe mai considerato a sangue freddo. Prese la Prius parcheggiata nel box sotto casa e si diresse sotto l’ufficio di Davide. Avrebbe aspettato che uscisse e l’avrebbe seguito fino all’appuntamento. Sperava solo che non fosse troppo tardi. Erano da poco passate le 17. Ci mise circa venti minuti ad arrivare, la macchina di Davide era ancora parcheggiata un paio di metri dopo il passo carrabile dove si trovava lei. Nonostante la pioggia incessante (ma quando aveva cominciato a piovere?) riusciva a vederla bene. Parcheggiò una decina di metri più avanti e rimase in attesa. Con quella pioggia era quasi impossibile che la vedesse (o che riconoscesse la targa). Dopo qualche minuto qualcuno busso al vetro lato passeggero. Sobbalzò, e con il cuore in gola era sicura che fosse suo marito venuto lì per lei. Tra le gocce che correvano giù dal vetro appannato riuscì a scorgere un volto femminile. Abbassò leggermene il finestrino. “E’ andato via! E’ andato via!” urlò la signora anziana fuori dalla macchina. Doveva avere più di cento anni, i capelli bagnati e gli occhi fuori dalle orbite. Di colpo Cristina si svegliò. Si trovava a casa, sul proprio letto e sentiva il rumore dell’acqua della doccia di suo marito. Ecco perché sognavo la pioggia, pensò. Si rilassò sul letto mettendosi a pancia sopra e allargando tutti e quattro gli arti. Dopo poco l’acqua cessò di scorrere e un ronzio breve ma deciso arrivò dal comodino dalla parte di Davide. Era il suo cellulare che aveva ricevuto un messaggio. Cristina chiuse gli occhi e aspettò che uscisse suo marito dal bagno. Fecero l’amore. Poi Davide si preparò per andare al lavoro. “Farò tardi questa sera amore!” Cristina non rispose, vide suo marito allontanarsi e cominciò a preparare il pranzo.